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Le storie del lago

Sotto gli occhi della roccia

Da molto tempo giace sull’isola una roccia interamente ricoperta di muschio. Questa pietra si è mimetizzata così bene nel sottobosco che nessuno potrebbe mai pensare di avere avuto una vita più varia della sua.
Dopo la sua nascita, quindi da quando si staccò dalla grande roccia madre e una volta accettato il fatto che una vita così lunga ogni tanto leviga anche qualche spigolo e scolpisce sulla pietra le sue tracce, riuscì per vie sotterranee ad addentrarsi nel Lago di Costalovara e venne trasportata sull’isola. Le mani dell’acqua, infatti, sono molto più forti di quello che si possa immaginare.

La pietra giace lì immobile, seduta comodamente, non parla né volentieri né molto. Ma in lei sonnecchia un giovane animo inquieto, pieno di curiosità e di sventatezza. Le piace guardare gli uccellini e non c’è cosa che la diverta di più che escogitare assieme ai Knollberger, gli abitanti della foresta dell’isola, piccoli scherzetti per prendere in giro i bimbi dell’altro lato del lago. Quando i bambini ridono tutt’intorno le persone, le pietre, il vento e ovviamente anche i Knollberger si riempiono di gioia.
Effettivamente le rocce vivono in un’altra dimensione temporale e per questo la pietra del lago non aveva trovato nulla di speciale nell’osservare una giovane donna diventare grande. Una volta la ragazza si era addirittura seduta su di lei mentre canticchiava a bassa voce, sparpagliandole noccioli di ciliegie tutt’intorno e affossando i piedi nudi nel terreno circostante.
Questa giovane donna era la mamma di Marie. Lei non si può proprio immaginare una vita senza il lago, senza la sua isola e i suoi abitanti. È una parte della sua anima. La mamma di Marie porta dentro di sé il mondo isolano, quasi come fosse una spilla, finendo per diventare lei stessa una parte dell’isola. Quanti momenti aveva trascorso al lago, quanti sogni aveva tessuto su quelle sponde, quante preoccupazioni erano andate smarrite tra gli alberi e quante onde sente ancora frastagliarsi sulla riva, ogni volta che chiude gli occhi.

Sulle sponde di questo lago ha sperimentato anche il senso della perdita. Una volta, la pietra se ne ricorda ancora con precisione perché per lei in fondo è quasi come fosse solo ieri, la mamma di Marie corse con una strana sfera di vetro attraverso il bosco. Sua nonna le aveva fatto un regalo molto speciale: questa sfera, infatti, possedeva una proprietà straordinaria. Era una collezionista di mondi. Lei catturava la vita. Il passato, il presente, l’eventuale futuro. Momenti chiave dei giorni delle persone, momenti del cuore, momenti del dolore e momenti toccanti. Quel giorno la mamma di Marie l’aveva portata con sé nella barca che, proprio in quel frangente, stava per attraversare il lago. Nella foresta avrebbe poi osservato la luce e gli alberi cingersi dei riflessi luminosi della sfera. Senza poter ancora immaginare attraverso quante mani di nonne fosse già passato questo regalo, fece rotolare la sfera di cristallo tra le collinette dell’isola.
Improvvisamente sentì un boato e si spaventò a tal punto da perdere di vista la sfera, che le scivolò per sempre dalle mani.

Il boato. Tutti quelli che sono soliti passare per il Lago di Costalovara lo conoscono e all’udirlo continuano a meravigliarsi, ma mai più del necessario.
Non è un semplice gorgogliare vivace, è più un processo atomico in miniatura. Piccole bolle d’aria si raggruppano una accanto all’altra e sognano di raggiungere la superficie dell’acqua. Non appena diventano troppe perdono improvvisamente la tenuta, risalgono a galla assieme all’acqua del Lago di Costalovara, intuiscono la fusione con la grande atmosfera e talvolta finiscono per impigliarsi sotto a un pezzo di legno. Poco prima di arrivare alla meta, ormai così vicine alla superficie, non riescono più a resistere e si sparpagliano tumultuosamente in un boato.

A causa della distrazione creata dal boato, la sfera rimase in posizione inclinata e iniziò qualche attimo dopo a rotolare, a superare ceppi degli alberi, aiuole ricoperte di muschio, felci, sassolini lungo la sponda, per finire facendo un tonfo nel lago. Segretamente e in silenzio la sfera aveva voluto scappare via. Per tanto tempo la mamma di Marie non osò raccontare l’accaduto a nessuno. Ma, con una piccola e dolorosa breccia nel cuore, il pensiero ritornava sempre lì. Rifletteva sul fatto che niente è per sempre. Non le nonne e nemmeno le mamme. Effettivamente, proprio niente e nessuno.

E siccome tutto procede secondo un piano, non è una casualità che Marie e sua madre oggi siano a zonzo sull’isola e che abbiano deciso di sedersi proprio su questa pietra cosmopolita. Mentre si godono uno spuntino addentando un panino e delle ciliegie, la mamma di Marie racconta alla figlia l’intera storia della sfera smarrita. La pietra e Marie, che ci si era seduta sopra, raddrizzano le orecchie e sgranano gli occhi, perché in fondo non era passato poi così tanto tempo da quando il lago aveva lanciato fuori dall’acqua una sfera, che era finita proprio davanti ai piedi di Marie! Marie se ne esce con la sua storia, che sgorga fuori dalla sua pancia e la pietra si mette quasi a saltare dalla gioia, mentre la mamma di Marie spalanca gli occhi e il suo cuore inizia a battere all’impazzata.

In tutta fretta raccolgono le loro cose: “Mamma, te la devo far vedere!” e remano indietro verso la riva del lago. Corrono veloci verso casa dove Marie scivola sotto il letto per tirare fuori il piccolo tesoro rotondo. Il volto della mamma incomincia a riempirsi di lacrime, tanta è la gioia nel rivedere la sfera. La ammira incredula e la accarezza, la appoggia vicino alla sua guancia, al suo petto, alla sua pancia, la cinge e allo stesso tempo abbraccia anche la sua nonna e tutte le persone a cui vuole bene. Marie si struscia addosso alla mamma ed entrambe versano ancora qualche lacrima perché in fondo, che si tratti di puro caso, di fortuna o di destino, i regali del lago colpiscono sempre dritto al cuore.

Assieme soffiano sulla rotonda palla di cristallo, la lucidano con le loro maniche e con il lenzuolo del letto di Marie e ci guardano dentro. Vedono donne, nonne, mamme, tutta una serie di volti. Sono le donne della loro famiglia, da sempre proprietarie di questa sfera di vetro. Donne sorridenti, donne lavoratrici, donne preoccupate, rigide, danzanti. Che salutano con la mano.

Nel frattempo la pietra si lascia raccontare delle storie dagli uccelli, ascolta il muschio, ridacchia perché le formiche le fanno il solletico e ripensa a questa incredibile ricongiunzione tra le persone e la sfera. Mistero e magia aleggiano nell’aria.