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Le storie del lago

Delle ciliegie e un boato

Mentre le coppiette si imboccavano reciprocamente con del pane e della frutta, per potersi così osservare particolarmente a lungo negli occhi, i cani assieme al loro padrone serpeggiavano tra la folla variegata di persone distese sul prato, ragionando se fosse necessario rimanere al guinzaglio. Perché l’estate e la libertà vanno di pari passo, come le sponde e il lago.
“Come sono i tuoi genitori?”, chiese Philipp tra una cosa e l’altra, con le mani nelle tasche dei pantaloni. Marie e Philipp stavano gironzolando proprio accanto alle coperte da picnic a righe delle coppiette, davanti a una famiglia composta da tre persone e tra i cliché dei teenager che accerchiavano il lago di Costalovara e si divertivano immersi in una nuvola di profumi delle creme da sole.
Marie iniziò a ragionare ad alta voce: “A mia mamma piacciono le ciliegie e, ogni volta che deve riflettere, gioca a scacchi da sola sul tavolo della cucina. Mio papà, ogni tanto, quando la mamma è immersa nei suoi pensieri, le fa un video. Vuole sempre farle degli scherzetti e distrarla. ‘Ma cosa sta facendo il cane in giardino?’, dice lui, oppure: ‘Aiuto, cos’era quello?’. Poi le ruba le ciliegie o un pezzo dalla scacchiera. E lei ci casca sempre, le viene da ridere e smette di riflettere.” Anche Marie sorrise osservando la ciliegia che era appena scomparsa nella bocca di una signora dai lunghi ricci castani.

Un forte boato fece alzare la testa di tutte le coppiette intente a fare un picnic nel giro di cinquanta metri. Storditi, tre cagnolini dal pelo morbido si catapultarono superando gli innamorati. Il primo cagnolino si capovolse a causa della velocità, il secondo inciampò facendo una capriola e finendo quasi sopra ad un signore, mentre il terzo riuscì a scartare entrambi. E non era facile dire chi dei due si fosse spaventato di più, quando il cane era saltato in grembo a quest’uomo. Il signor Stieglitz, che ogni anno trascorre la sua vacanza al lago, quest’estate era l’unico a essere disteso da solo su una coperta a quadri rossa, gialla e grigia. Teneva le mani strette davanti al petto, perché in quel momento si sentiva un po’ troppo solo. Dal nulla cadde qualcosa di bianco sulla sua pancia morbida. Con un profondo “Uou” e con un inconsueto gesto atletico, di colpo il signor Stieglitz fece un salto in aria e con tre affondi si catapultò assieme al cagnolino nell’acqua. Gli schizzi arrivarono lontano e le gocce, fredde da far venire i brividi, colpirono la coperta della signora con i capelli ricci seduta lì vicino, inzuppandola da cima a fondo. La donna urlò spaventata e saltò in piedi sbuffando. Il signor Stieglitz e il cane bagnato fradicio si guardarono sconcertati, senza che nemmeno uno dei due potesse capire esattamente quello che era effettivamente successo. Poi il signor Stieglitz guardò con leggero imbarazzo la signora dai capelli ricci, che si chiamava Milba, e balbettò una qualche scusa.
La donna, ancora divertita dall’accaduto, gli tese la mano, mentre lui tentava di nuotare lungo la sponda del lago, cosa che non gli riusciva nemmeno così bene, visti i pantaloni bagnati che indossava. Il cane sgambettò verso la sponda e, ancora abbondantemente inzuppato, si scrollò con immenso piacere, bagnando tutto e tutti nel giro di dieci metri. Anche Philipp e Marie vennero colpiti da qualche goccia, mentre il padrone dei tre cani li rincorreva affannato, cercando di afferrarli e contemporaneamente farfugliando in tutte le direzioni: “Scusi, scusi”.
L’acqua aveva risvegliato il signor Stieglitz. Per Peter Stieglitz risvegliarsi era come venir colpito da un lampo, era come se la vita gli avesse teso una mano e gli avesse dato uno scossone. La vita lo aveva lusingato con un boato, con un cane bianco e una bocca di ciliegie, così che finalmente potesse smettere di rimuginare. E Peter smise effettivamente molto volentieri. Non ebbe nemmeno il tempo di arrabbiarsi per lo spavento o di vergognarsi per le occhiatacce delle persone o per il fragoroso battere di mani della gente. La bocca piena di ciliegie di Milba e il suo sorriso erano diventati il centro della sua delizia. E fu così per molti anni. Era in balia di Milba, si sedette vicino a lei, iniziò a parlarle e non smise per molto tempo.
Nessuno pensò più al boato o da dove venisse.