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Le storie del lago

La rondinella dell'inverno

Gianni si scrollò la brina dalle piume e gettò uno sguardo assonnato alle nuvolette che si disperdevano sfilacciandosi per far posto al sole nascente. Tutto faceva pensare che anche questa sarebbe stata una bellissima giornata di sole, ma Gianni non ne era particolarmente felice. Se era rimasto non era certo per godersi il bel tempo: per quello sarebbe potuto migrare insieme agli altri dello stormo verso sud, come ogni anno, fino al paese dove crescono banane e ananas.
Con un po’ di malinconia pensò al suo nido, caldo e accogliente, che si trovava sotto il tetto della casetta bianca del Club Med, e si sentì solo. Quest’anno aveva deciso di restare per vedere con i suoi occhi quello di cui il suo amico picchio raccontava ogni primavera. “Io l’ho visto, l’inverno. Copre gli aghi degli alberi con una coltre spessa e bianca. E, come per magia, l’acqua del lago diventa dura come una roccia! Ci puoi saltare sopra senza bagnarti le zampe. E come brilla il ghiaccio quando il sole vi si riflette sopra! Ghiaccio, così si chiama. Ai bambini piace ballarci sopra, e il naso gli diventa tutto rosso. L’inverno è una meraviglia, andare via e perderselo è un vero peccato”.

Ma ora la tenace attesa di Gianni durava da molti giorni: aspettava, osservava, senza mai perdere la speranza. Il verde cangiante dei boschi si era mutato in un monotono marrone, e da tempo più nessuno faceva il bagno nel lago. Eppure non si vedeva neanche un fiocco di neve, non un pezzetto di ghiaccio risplendeva. Nelle lunghe giornate Gianni aveva solo il cuculo a fargli compagnia, e a volte era proprio noioso. Il picchio martellava instancabilmente la corteccia degli alberi per tutto il giorno, e gli scoiattoli non erano da meno: si comportavano proprio come se stesse arrivando una carestia, a giudicare dalla quantità di cibo che nascondevano sotto le foglie e le radici. Gianni faceva una vita molto più comoda! Volò pochi metri sopra il lago, atterrò sul piccolo ciliegio per rifocillarsi con la pallina fatta di ottimi semini, che i bambini dell’hotel avevano appeso all’albero ormai spoglio, e tornando indietro planò sul lago fino a sfiorare con la pancia arrotondata la superficie dell’acqua. Altro che penuria di cibo in inverno. Tutte le raccomandazioni delle altre rondini, suoi zii, genitori, fratelli e vicini, non servivano più. Se solo sapessero!

All'improvviso scorse sotto l'albero una bambina, che conosceva già: quando passeggiando rimaneva indietro, i genitori la invitavano a raggiungerli chiamandola „Maria“. Come ogni giorno si mise a lanciare sassolini nel lago per controllare se sull'acqua si fossero già formate lastre di ghiaccio, ma ancora niente. Nonostante la stagione fosse iniziata faceva troppo caldo, dicevano gli adulti. “Natale senza neve e niente pattini sul ghiaccio durante le vacanze”. Delusa, Maria si lasciò sfuggire un sospiro di disappunto. Anche Gianni sbuffò piano.

Quella notte fece così freddo che Gianni si svegliò di soprassalto, battendo forte il becco. Non capiva perché le sue piume non fossero più sufficienti a proteggerlo dal gelo. Le controllò, tutto sembrava a posto, come sempre. Ma niente da fare, per quanto le gonfiasse non riusciva a riscaldarsi. Infreddolito si diresse verso il nido del picchio, che strappò dal sonno per raccontagli quello che gli era successo. Sollevato dall’invito a rimanere nel nido, si accucciò al corpo caldo del suo amico, cadendo in un sonno profondo e senza sogni.

Gianni si destò. Quanto aveva dormito? Il picchio era uscito e lui era rimasto solo nel nido. Una luce soffusa penetrava dall’apertura nel tronco. Non era stato svegliato dalla luce del sole, che non era riuscita a entrare nel nido. O forse non c'era il sole? Ancora mezzo addormentato Gianni si avventurò fuori dal rifugio accogliente, e lo spettacolo che gli si presentò lo lasciò senza fiato: i cespugli erano ricoperti da migliaia di lucine scintillanti! L’erba sembrava sommersa di diamanti e brillava anche dal più fitto sottobosco. Era neve? “Ci siamo, Gianni. Vieni con me!“ Il picchio gli svolazzava intorno impaziente. Con pochi battiti di ali raggiunsero la riva, e Gianni finalmente lo vide, e non riusciva a credere ai suoi occhi. Sull’acqua galleggiava qualcosa di simile al vetro, fragile e splendente. Dai rami e dalle canne sospesi sul lago pendevano piccole gocce gelate, su cui la luce della fredda mattina si rifletteva, creando un gioco di mille colori. Era indescrivibile, molto più bello di quanto il picchio sarebbe mai riuscito a raccontare con le parole. Gianni pensò che valesse ogni momento di solitudine o di freddo notturno. Da allora Gianni la rondine non smise di scoprire nuove cose, di stupirsi e controllare, in trepidante attesa che il lago di Costalovara si gelasse del tutto. Ogni giorno l’inverno compiva nuovi miracoli della natura. Ma chi l’ha detto che l’inverno non è bello!

Se gli zii, le zie, i fratelli rondini avessero saputo! Già, se. Ma Gianni decise che non lo avrebbero mai saputo, che avrebbe custodito il segreto dell’inverno. Figurarsi cosa sarebbe successo, se tutte le rondini fossero rimaste: i semi della pallina non sarebbero stati sufficienti a sfamarli tutti, e nella tana del picchio sarebbero stati troppo stretti. No, l’inverno e le sue meraviglie sarebbero rimaste un segreto di Gianni “Gianni, la rondinella invernale”. Sì, era l'unico. Unico come la natura in inverno.